Partendo dalla lettura di un articolo – Vivere e muoversi nella città fragile -, il primo appuntamento dedicato al tema delle barriere architettoniche ha permesso ai ragazzi di ragionare su quali sono gli ostacoli per la mobilità in città, conoscere i “codici tattili” e l’esperienza delle strade scolastiche, preparare un’intervista a Paolo Moscogiuri, architetto, autore del libro La città fragile.
Il secondo appuntamento ha cercato di approfondire i molti spunti emersi dall’intervista (Sguardi sulla città fragile). Mimo e taboo hanno consentito di individuare alcune delle parole/concetto (“città-sistema”, “architetto, papà e amico”, “disabile o persona con disabilità?”, “velocità”…), prima di leggere e discutere insieme le risposte. Gli ultimi minuti dell’incontro sono stati dedicati a raccogliere alcuni brevi pensieri scritti, individualmente o a coppie: è nato una sorta di pastone giornalistico che arricchisce e consolida ulteriormente l’intenso percorso di studio e scambio.
Tutti, non soltanto le persone con disabilità e i bambini, incontrano ostacoli nel muoversi in città, ma ci sono ostacoli facili da superare e altri difficili. L’amico di Paolo Moscogiuri, l’architetto che abbiamo intervistato, ha detto delle parole bellissime (riportate qui di seguito): anche se vive con una sedia a rotelle lui rimane una persona, non è handicappato o disabile. (Susanna)
“… Vedi Paolo, le persone mi definiscono handicappato o disabile, ma se nella città non ci fossero gradini da superare e auto o motorini, e oggi anche i monopattini, parcheggiati male, io non avrei bisogno di aiuto, ma potrei spostarmi come tutti. Quindi non sono io ad essere handicappato e quindi fragile, ma la città, perché handicappato vuol dire mancante di qualcosa, ma io anche se non ho la possibilità di muovere le gambe, ho però la carrozzella; quindi non mi manca nulla. È allora la città mancante di percorsi accessibili a tutti a essere fragile, non io…” .(fonte)
Ho capito che le barriere architettoniche sono molto pericolose per le persone con disabilità. (Nathan)
Per quanto riguarda i vari pericoli e gli ostacoli che tutte le persone, a cominciare da quelle con disabilità, devono affrontare si dovrebbero fare progressi. Per esempio, non tutti i semafori avvertono le persone con disabilità visiva quando la luce è verde o rossa e magari la gente ignora le difficoltà che un po’ tutti potrebbero incontrare. Credo anche le persone dovrebbero smettere di avere un pregiudizio verso ciò che non conoscono e informarsi su quelle diverse sfumature che formano la società. Forse potrebbero essere inventati altri metodi per comunicare alle persone con disabilità i vari pericoli che si possono incontrare in città oppure per migliorare quelle difficoltà quotidiane che a tanti passano inosservate. Chiunque dovrebbe aprire gli occhi e provare ad aiutare nel suo piccolo che ne ha bisogno. (Mario)
In queste due lezioni abbiamo affrontato il tema della “città fragile”. Ho scoperto diverse cose che non conoscevo, come per esempio le strisce e i pallini sui marciapiedi che prima pensavo fossero decorativi e non immaginavo minimamente che servivano per i non vedenti. Secondo me la città è fragile, ma non troppo. Ho scoperto che i termini disabile e handicappato possono essere usati come dispregiativi e che sarebbe più giusto parlare di “persone con disabilità”, ma anche che le macchine si muovono in modo troppo veloce e a volte i guidatori sono distratti. Nelle strade, secondo me, occorre aumentare il numero di semafori per diminuire velocità e pericoli. Infine, mi è piaciuto molto fare le domande a Paolo Moscogiuri. (Manuel)
Io, per fortuna, non ho nessuna disabilità, ma mia madre sì, ha un problema a una gamba, più corta a causa di un incidente. La presenza di tante macchine e le diverse barriere architettoniche sono un problema per molti. (Sofia)
La barriere architettoniche sono un problema perché diminuiscono le possibilità di muoversi delle persone con disabilità. Non va bene. Penso anche che i disabili hanno tutti diverse abilità. (Ethan)
Penso che non sia giusto che i disabili abbiano meno opportunità di noi. A volte un disabile che lavora viene pagato la metà di quanto viene pagato un altro lavoratore. Inoltre, secondo alcuni dati nazionali una persona con disabilità ha una probabilità cinque volte maggiore di dover sostenere spese sanitarie catastrofiche. Lo Stato e i comuni dovrebbero agire in molti modi, ad esempio dovrebbero far mettere il braille su ogni prodotto del supermercato, su ogni libro, sulle etichette dei vestiti: già in questi modo diversi problemi delle persone con disabilità visiva sarebbero ridotti. (Valerio)