Una delle città immaginarie raccontate da Italo Calvino in Le città invisibili si chiama Ersilia. Il testo ricorda che le relazioni tra le persone, come fili invisibili, sono il cuore di qualsiasi città, soprattutto nei momenti complicati, come quello che viviamo. I ragazzi e le ragazze della seconda N hanno letto quel testo e hanno poi raccontato episodi o storie di loro conoscenza in cui sono emerse relazioni di solidarietà tra le persone di uno stesso territorio (i loro brevi racconti seguono il testo di Calvino).
A proposito di fili invisibili: nei giorni in cui i ragazzi cercano di dare significati a concetti importanti come solidarietà e territorio, l’I.C. Parco della Vittoria, la scuola Leopardi e l’associazione dei genitori NOI della Leopardi continuano a sostenere le iniziative di “Rari ma Speciali”. associazione di riferimento in Italia per la malattia di Kawasaki. Tramite loro è stato donato un respiratore al Policlinico di Bari ed è stata fatta una donazione al Reparto di terapia intensiva del Bambino Gesù di Roma. Ora che si parla di un possibile legame tra la malattia di Kawasaki e il coronavirus, “Rari ma Speciali” si è impegnata a fornire costanti aggiornamenti sulla situazione.
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A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-e-neri a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza. Quando i fili sono tanti che non si può più passare in mezzo, gli abitanti vanno via: le case vengono smontate; restano solo i fili e i sostegni dei fili.
Dalla costa d’un monte, accampati con le masserizie, i profughi di Ersilia guardano l’intrico di fili tesi e pali che s’innalza nella pianura. È quello ancora la città di Ersilia, e loro sono niente. Riedificano Ersilia altrove. Tessono con i fili una figura simile che vorrebbero più complicata e insieme più regolare dell’altra. Poi l’abbandonano e trasportano ancora più lontano sé e le case.
Così viaggiando nel territorio di Ersilia incontri le rovine delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma.
Medicine a domicilio [Simone] Circa un mese fa Marta è andata alla sede della Croce Rossa di Monteverde per fare un servizio di volontariato: il suo ruolo era quello di registrare i nomi di tutti i volontari che quel sabato mattina hanno dedicato la loro giornata ad aiutare gli anziani, portando a domicilio le medicine necessarie. Mi immagino le strade piene di fili intrecciate tra le case del quartiere.
Prima di fare la spesa facciamo una telefonata [Flavio] In questo periodo nel quale non si può uscire dalle proprie case, le persone anziane hanno grossi problemi. Nel nostro palazzo vive una persona anziana che conosciamo. Un giorno l’abbiamo incontrata all’interno del portone del palazzo. Si lamentava perché aveva paura di uscire anche solo per fare la spesa. Mio padre per aiutarla le ha proposto di fare la spesa per lei. La signora e stata molto felice di questa proposta e ha detto che sarebbe stato molto utile ricevere la spesa direttamente a casa. Così mio padre ogni volta che va a fare la spesa telefona prima alla signora per chiederle di cosa ha bisogno.
Accade anche sui social media [Giovanni] Un bell’esempio di relazioni di solidarietà nell’ambito della nostra città secondo me è stato quello reso possibile grazie a Instagram, che quei fili invisibili a volte riesce a rendere ancora più solidi. Si è infatti riusciti a creare una sorta di vetrina nella quale chi può offrire qualcosa lo propone (per esempio, posso offrire tre pacchi di pannolini e quattro pacchi di salviette a Roma zona Boccea) e tra chi ne ha bisogno (per esempio cerco vestitini neonato cinque-dieci mesi…). Le richieste così vengono incrociate e chi ha, offre e chi ha bisogno, riceve, grazie a quei fili invisibili della solidarietà.
Un po’ di cose che avevamo comprato [Alessandra] Mentre stavo accompagnando mia madre a fare la spesa, abbiamo visto un signore che stava chiedendo dei soldi e da mangiare. Aveva tanta fame, e quindi io e mia mamma ci siamo guardate, e le ho chiesto se potevamo dargli un po’ di cose che avevano comprato, e lei mi ha detto subito detto di sì. Gli ho dato subito alcune cose e lui mi ha risposto: “Grazie bambina, che Dio ti benedica a te e a tutto la tua famiglia”. E io gli ho risposto: “Grazie anche a lei”. E mi sono resa conto che avevo fatto un gesto molto bello e che avevo aiutato il mio prossimo.
Davanti al supermercato [Camilla] Quando sono andata con mia madre al supermercato c’era un anziano signore seduto davanti alla porta: era pelle ed ossa e si vedeva che non si è potuto lavare per molto tempo, allora, l’abbiamo visto e ci è dispiaciuto molto, perciò gli abbiamo dato alcune cose che avevamo comprato al supermercato.
Attaccati ai paletti [Matteo P.] Nella zona di Tiburtina all’inizio della quarantena i proprietari di pizzerie, alimentari e frutterie hanno lasciato attaccati ai paletti dei marciapiedi dei sacchetti della spesa con viveri, come pasta, pane, frutta e verdura. Un gesto di solidarietà per coloro che in questo periodo hanno perso il lavoro.