In classe ci sono Luca e Rosaria. Luca ha dodici anni, è un ragazzo sordo profondo e non vedente dalla nascita. Rosaria è invece un’educatrice che condivide con lui molto tempo. Insieme a loro abbiamo provato ad aprire, in modo spontaneo, il concetto di comunicazione. Così durante una lezione di giornalismo il linguaggio dei corpi, spesso dimenticato a scuola, si è preso una splendida rivincita

«Uno: la comunicazione verbale, orale e scritta, e quella non verbale (gioco dei mimi). Due: il concetto di notizia. Tre: i generi giornalistici (scopriamoli con gli anagrammi)». La scaletta per il terzo incontro con una delle prime medie del corso di giornalismo – promosso da Comune-info nella scuola media Fratelli Bandiera di Roma (grazie a un progetto, Scappare, nato tra alcune scuole aperte e partecipate) – era pronta. Ma a volte gli incontri con i ragazzi e le ragazze prendono pieghe impensabili.
In classe ci sono Luca e Rosaria. Luca (nome di fantasia) ha dodici anni, è un ragazzo sordo profondo e non vedente dalla nascita. Rosaria è invece un’educatrice che condivide con lui molto tempo. Insieme a loro abbiamo provato ad aprire, in modo molto spontaneo, il concetto di comunicazione, lasciando chiuso il quaderno con la scaletta.
Come comunica Luca? Rosaria prova a rispondere indicando quegli oggetti in feltro appesi al muro dell’aula che tanto incuriosiscono i ragazzi. C’è il fiore, lo stesso attaccato alla porta della biblioteca scolastica e che qualcuno, chissà perché, giorni fa ha staccato. C’è il cucchiaio per segnalare il momento della merenda. C’è la spugna che annuncia l’ora di arte e ci sono le maracas per quella di musica. “Naturalmente c’è anche la carta igienica”, aggiunge Rosaria, strappando una risata a tutti.
Il linguaggio oggettuale è un metodo che sfrutta il tatto e le forme degli oggetti. Chi utilizza la comunicazione oggettuale ha un piccolo corredo di oggetti che gli consentono di dar voce ai suoi bisogni o desideri. La prima lezione di Rosaria e Luca già mostra i limiti della scaletta.
Per Luca c’è anche la lingua dei segni, una sorta di Lis semplificata, nella quale lui ascolta toccando con le proprie mani quelle di chi parla, percependo così il segno comunicato. Due dita che zompettano su un palmo di mano, ad esempio, diventano un invito a saltare. Le mani che sfiorano i polpastrelli spostandosi da un dito all’altro sono invece un “Ciao”. Già, intorno al saluto si moltiplicano le domande. L’obiettivo è chiaro: come possiamo salutare Luca? Ci vorrà tempo ma la strada del Segno-nome suggerita da Luca e Rosaria che si sono salutati davanti a tutti più volte sembra tracciata. Si tratta di individuare un paio di particolari del proprio corpo (un ciuffo, una coda di capelli, gli occhiali, gli anelli, un orologio…) da offrire alla mano di Luca, dicendo sempre anche il proprio nome, perché non sappiamo quanto esattamente riesca a percepire con l’udito ma, come dimostra il tempo trascorso a casa ad ascoltare la musica, qualcosa arriva. In realtà Luca mette in gioco molto anche l’olfatto, così anche un profumo può diventare il modo con cui farsi riconoscere.
Rosaria nota l’attenzione di tutti e a quel punto chiede se qualcuno vuole salutare Luca in quel modo nuovo. Nessun si tira indietro. Per il flacone dell’igienizzante alle mani è una dura prova. Quel saluto, ne siamo certi, non sarà facilmente dimenticato. Anche il professor Giorgio ascolta e poi saluta in modo nuovo Luca. Il linguaggio dei corpi, spesso dimenticato a scuola, si è preso una straordinaria rivincita.
Molti restano colpiti dalla capacità di Luca di utilizzare il tatto come nessun altro. Naturalmente sono tante le curiosità e le domande messe in comune dai ragazzi e dalle ragazze. Due tra le tante: Luca ha paura quando resta da solo? Cosa sogna?
Alcune compagne di classe che hanno condiviso con Luca gli anni della primaria, raccontano della prima festa a cui ha partecipato e dicono che a Luca piace la musica, muoversi e il vento.
Alla fine della lezione Rosaria si scusa perché l’incontro ha preso una strada imprevista, ma è evidente anche l’emozione: “Sono contenta di essere riuscita a fare una cosa a cui pensavo da settembre: raccontare a tutti i ragazzi il modo con cui Luca comunica”.
[Gianluca Carmosino]