Una delle città immaginarie raccontate da Italo Calvino in Le città invisibili si chiama Ersilia. Il testo ricorda che le relazioni tra le persone, come fili invisibili, sono il cuore di qualsiasi città. I ragazzi e le ragazze delle seconde che partecipano al laboratorio pomeridiano del venerdì hanno letto quel testo e poi guardato e discusso un documentario curato dal Comitato di quartiere romano del Quarticciolo a proposito di una straordinaria esperienza di solidarietà popolare, infine, hanno raccontato episodi o storie di loro conoscenza in cui sono emerse relazioni di solidarietà tra le persone di uno stesso territorio (alcuni dei loro brevi racconti seguono il testo di Calvino e il documentario).
A Ersilia, per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-e-neri a seconda se segnano relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza. Quando i fili sono tanti che non si può più passare in mezzo, gli abitanti vanno via: le case vengono smontate; restano solo i fili e i sostegni dei fili. Dalla costa d’un monte, accampati con le masserizie, i profughi di Ersilia guardano l’intrico di fili tesi e pali che s’innalza nella pianura. È quello ancora la città di Ersilia, e loro sono niente. Riedificano Ersilia altrove. Tessono con i fili una figura simile che vorrebbero più complicata e insieme più regolare dell’altra. Poi l’abbandonano e trasportano ancora più lontano sé e le case. Così viaggiando nel territorio di Ersilia incontri le rovine delle città abbandonate, senza le mura che non durano, senza le ossa dei morti che il vento fa rotolare: ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma.
Durante la pandemia
Nelle parrocchie, soprattutto nei mesi della pandemia, c’era chi aiutava le persone regalando cibo oppure aiutando a trovare lavoro.
[Sabrina, Aurora e Roberta]
Senza tetto
Un giorno ho visto una signora accompagnare una donna “senza tetto” mangiare in un ristorante, dopo averle comprato un paio di vestiti. Alla fine della serata, la donna ha ringraziato la signora e le ha detto che aveva vissuto una delle giornate migliori della sua vita.
[Sebastian]
Chiamiamo l’ambulanza?
Un giorno, mentre andavo in autobus a una festa di compleanno, ho visto una donna cadere. Mi è preso un colpo, subito con mia mamma e mio fratello siamo andati ad aiutarla. Quando le abbiamo chiesto se volesse un’ambulanza o se volesse che chiamassimo qualcuno le ci disse di no. Da quel giorno non l’ho più vista.
Barriere architettoniche
Un giorno, c’era una macchina parcheggiata male su uno scivolo di un marciapiede e una persona con la sedia a rotelle non riusciva a salire. Un altro ragazzo che aveva visto la scena ha chiamato un carro-attrezzi per spostare quella macchina.
Era un po’ spaventato
Una volta ho visto un bambino che aveva le stampelle per la prima volta e io l’ho aiutato a scendere le scale perché era un po’ spaventato.
[Mario, Susanna, Masha]
Una fascia speciale
Circa un anno fa è morto il padre di un calciatore della Roma: la partita successiva, tutti i giocatori della Roma hanno indossato una fascia nera al braccio.
Un legno per non dimenticare
In solidarietà con il naufragio avvenuto a fine ottobre sulle coste di Crotone, un ragazzo ha costruito una croce con il legno della barca affondata.
[Valerio]